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Patogeni virali sotto osservazione e collaborazione internazionale per affrontare le nuove pandemie.

27 Ottobre 2023

In occasione del Simposio scientifico organizzato dalla Fondazione Ri.MED alcuni dei più rinomati vaccinologi e immunologi del mondo si sono riuniti a Palermo per condividere, a cavallo tra Europa e Stati Uniti, le ricerche più recenti sulle famiglie di patogeni virali che potrebbero causare la prossima pandemia e le procedure di rapido trasferimento clinico, vale a dire strumenti diagnostici, vaccini e cure da poter approntare rapidamente in caso di necessità. Nessuno vuole rivivere la pandemia che ha causato milioni di morti (l’Oms ne ha stimati 20 milioni), paralizzato il mondo, stravolto i paradigmi sociali e causato un impatto economico stimato tra i 25 e 30 trilioni di euro.

Tre anni fa la comunità scientifica internazionale si è trovata davanti moltissime incognite, troppe, con troppo poco tempo per risolverle. L’obiettivo di questi ricercatori adesso è essere pronti a combattere agenti patogeni ignoti, anche predisponendo vaccini contro virus che potrebbero diventare pandemici.

La prima giornata del convegno si è concentrata sullo studio dei patogeni e delle famiglie virali. Secondo il prof. Alessandro Sette, immunologo di fama mondiale che lavora in California presso la Divisione Sviluppo Vaccini dell’Institute for Immunology, al momento esistono una decina di famiglie di virus sotto passibili di scatenare nuove pandemie, ad esempio l’arenavirus, che fa parte di una famiglia di microrganismi patogeni che prende il nome dalle particelle granulari che lo compongono, trasmesse da roditori selvatici della giungla. Sette ha approfondito l’approccio dell’immunità crociata “Durante la pandemia da Covid abbiamo riscontrato che alcune persone avevano un’immunità pre-esistente contro Sars cov 2: l’ipotesi è stata quindi che le precedenti infezioni da coronavirus comuni, come quelle del raffreddore, fungessero da protezione contro il Sars Cov 2 che genera il Covid 19. Questo perché esistono delle similarità nelle sequenze delle proteine tra il virus dell’influenza e altri virus, come il coronavirus. Questa scoperta ci ha messo nelle condizioni di lavorare sulle similitudini delle famiglie virali per iniziare a preparare fin da ora le armi per combattere future pandemie”. Parlando di “armi immunitarie” è importante sottolineare il fatto che possiamo agire su due fronti, quello degli anticorpi e quelle dello delle cellule T. Le statistiche hanno dimostrato che le cellule T indotte da vaccino riconoscono il virus e reagiscono ad esso offrendo una risposta più duratura, la capacità di reagire alle varianti e il vantaggio di mitigare gli effetti del virus (infatti la mancanza delle cellule T è associata ad una malattia più severa). Protezione contro la malattia grave non significa protezione contro l’infezione, ma si tratta senz’altro di un importante “salvavita”.

Per Paul Duprex, Direttore del Center for Vaccine Research dell’Università di Pittsburgh, ha studiato accuratamente una delle famiglie virali ritenute più pericolose in termini di propagazione di future pandemie: la famiglia Paramyxoviridae, che comprende patogeni umani già ampiamente noti (come il virus del morbillo, il virus della parotite e i virus della parainfluenza umana), patogeni zoonotici altamente letali (come il virus Nipah) e una serie di agenti recentemente identificati, come il virus Sosuga, che sono ancora poco conosciuti.  “L’elevato tasso di trasmissione da uomo a uomo della famiglia paramixovirus (come il virus del morbillo), l’alto tasso di mortalità associato ad altri membri della famiglia (come il virus Nipah) e l’esistenza di agenti patogeni scarsamente noti, sollevano forti preoccupazioni sul fatto che i paramixovirus abbiano un significativo potenziale pandemico. Per questo stiamo studiando in profondità il ciclo di vita generale, le relazioni tassonomiche e la patogenesi virale dei paramixovirus che causano infezioni, sia sistemiche che respiratorie. Grazie a questo lavoro siamo ora in grado di identificare alcuni potenziali candidati patogeni prototipo che potrebbero essere utilizzati come modelli per studiare questa importante famiglia di virus, inclusa la valutazione dei punti di forza e di debolezza di ciascun potenziale prototipo”.

Come ha ricordato il Prof. Duprex, chair dell’evento, “gli agenti patogeni non conoscono confini, perciò il contrasto alle pandemie richiede di pensare in modo globale e di costruire una comunità interconnessa pronta a reagire rapidamente”.

Cristina Cassetti, di origini palermitane, lavora da 30 anni negli USA, molti dei quali a fianco del Prof. Anthony Fauci presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases. La dr. Cassetti ha guidato come moderatrice la tavola rotonda che ha chiuso le due giornate di Simposio, incentrata proprio sulla collaborazione internazionale. “Alla luce della complessità e dei significativi costi della ricerca, l’unica strada possibile per la preparazione alle pandemie è di quella di costruire ora – durante il periodo interpandemico – delle solide collaborazioni internazionali. Sono molto soddisfatta dello scambio avvenuto oggi e fiduciosa che questo rappresenti un efficace catalizzatore per accelerare lo sviluppo delle soluzioni preventive e terapeutiche necessarie per contrastare le future pandemie”.

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