La ricerca ha sviluppato il prototipo di un dispositivo, economico e di facile utilizzo, per monitorare lo stress ossidativo direttamente nel terreno di coltura
Presentati oggi a Palermo i risultati del progetto SE.N.SO, finanziato grazie alla misura 1.1.5 del PO FESR 2014/2020, l’azione che mira a sostenere l’avanzamento tecnologico delle imprese, attraverso partenariati misti.
Il convegno ha come obiettivo la divulgazione delle possibili applicazioni industriali e le opportunità di mercato che scaturiscono dai risultati del progetto multidisciplinare che ha messo in rete imprese (con capofila Di Pietro Group, Certyceq e RuleTech), CNR, Università di Palermo e Fondazione Ri.MED (con P.I. Chiara Cipollina) integrando competenze complementari in ambito ingegneristico, sensoristico, biotecnologico, biologico e medico.
“Abbiamo sviluppato un sensore elettrochimico nanostrutturato in grado di quantificare l’acqua ossigenata presente nei terreni di coltura delle cellule dell’apparato respiratorio – spiega il prof. Giuseppe Aiello, responsabile scientifico del progetto e docente dell’Ateneo palermitano. “È un dispositivo che economizza in termini di costi e di tempi le attività dei ricercatori direttamente nel pozzetto di coltura delle cellule e potrà avere un grande interesse sul mercato proprio per l’aspetto innovativo delle sue caratteristiche”.
La ricerca è partita dallo studio dell’acqua ossigenata che viene rilasciata dalle cellule in base ai livelli di stress ossidativo a cui queste sono sottoposte. Ambienti altamente stressanti, generano un’elevata quantità di specie dette “reactive oxygen species” (ROS) che risultano essere pericolose per le cellule, in quanto sono in grado di danneggiarle. Tra i ROS, l’acqua ossigenata rappresenta la specie più stabile e quindi più facile da rilevare. Per questo motivo – tramite il progetto SEN.SO – si è sviluppato un sensore in grado di monitorare lo stress ossidativo prodotto da cellule accresciute in vitro.Oggi, questo monitoraggio viene effettuato utilizzando tecniche da laboratorio come la spettroscopia o la citometria a flusso, metodi altamente selettivi e sensitivi, ma soprattutto costosi e impossibili da essere effettuati in real-time che richiedono il prelievo del campione. Il sensore sviluppato invece presenta, oltre ad elevata sensitività e selettività -garantite dalla presenza di nanostrutture – altre importanti proprietà quali il basso costo, la semplicità di utilizzo e la possibilità di lavorare in continuo e direttamente nel pozzetto di coltura delle cellule.
Questo permetterebbe quindi non solo di sviluppare un dispositivo economico e di facile utilizzo ma anche la possibilità di monitorare lo stress ossidativo direttamente nel terreno di coltura con conseguente possibilità di monitorare in real-time lo stress ossidativo generato dalle cellule quando vengono sottoposte anche a diversi stimoli in grado di aumentare/diminuire la generazione dei ROS.
“Sono felice ed emozionata di essere qui oggi, a condividere con tutti voi questo ragguardevole risultato. Voglio ringraziare tutti i partner di questo importante progetto che ci hanno consentito di raggiungere questo obiettivo, così rilevante nell’ambito della ricerca medico/scientifica. La Dipietro Group, oltre ad essere leader nell’ambito della integrazione di sistemi analitici, è altresì, da oltre un ventennio, in prima fila nel campo della ricerca, sempre al fianco di partner istituzionali di rilievo” – Ha affermato Carla Dipietro, CEO Dipietro Group. “Col progetto Senso – conclude – intendiamo proseguire nella strada intrapresa, dando vita all’ambizioso progetto di sviluppare, partendo dal prototipo già creato, un prodotto commercializzabile che possa aiutare i medici di base nelle diagnosi precoci di patologie polmonari e non solo, migliorando in tal modo la salute, l’aspettativa e la qualità della vita di ognuno di noi.”
“L’incontro di oggi rappresenta un momento di divulgazione importante, non solo per dare doverosa evidenza circa l’utilizzo dei fondi PO FESR 2014/2020, ma anche e soprattutto per illustrare quali importanti ricadute ne derivino in termini di ricerca per la cura della salute“. Paolo Aquilanti, Presidente della Fondazione Ri.MED, sottolinea come l’integrazione di competenze complementari aumenti le potenzialità di successo dei progetti di ricerca congiunti, accrescerne anche la competitività in termini di accesso al finanziamento. “Un’attività strategica per la sostenibilità stessa della ricerca, così come la capacità di trasferimento tecnologico. Si tratta quindi di un successo per i nostri ricercatori ma anche per le imprese che guidano l’innovazione, come la Di Pietro Group e, in termini più ampi, di un successo per il territorio siciliano, che dimostra così di essere in grado di generare una virtuosa sinergia”.
A seguire gli interventi del professore Andrea Pace, Prorettore dell’Università di Palermo, del Professor Maurizio Cellura, del centro di Sostenibilità dell’Università di Palermo, di Antonio Valenza, direttore del Dipartimento di Ingegneria di Palermo, di Vito Michele Fazio direttore dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale, della professoressa dell’Ateneo di Palermo Rosalinda Inguanta, della dottoressa Chiara Cipollina responsabile del progetto per la Fondazione RIMED, della professoressa Elisabetta Pace responsabile del progetto per il CNR, della dottoressa Raffaella Iudicello CEO Certyceq, della dottoressa Carla Naso di RuleTech e di Antonio Vullo, esperto di finanza agevolata e gestione dei progetti.