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11 Febbraio, Giornata internazionale delle donne nella scienza La ricerca “al femminile” della Fondazione Ri.MED: il 62% delle risorse è donna

11 Febbraio 2023

Palermo, 10 febbraio 2023 – Il Consiglio di amministrazione di Fondazione Ri.MED ha approvato il Gender Equality Plan, un importante strumento per garantire il riconoscimento e il rispetto della parità di genere a tutti i livelli.

Ben prima dell’introduzione di questo strumento tuttavia, la Fondazione Ri.MED ha dimostrato l’assenza di gender bias, selezionando negli anni una squadra di ricercatori composta per il 62% da donne. Questo dato è particolarmente rilevante rapportato alle stime che arrivano dagli atenei di tutta Europa, dove le così dette materie STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) rappresentano ancora il fronte della sfida per la parità di genere.

In tutta l’Unione Europea, infatti, le donne restano ancora sottorappresentate nei percorsi educativi scientifici. A fronte di una media UE di circa 21 laureati STEM ogni 1.000 giovani tra 20 e 29 anni, le laureate sono solo 14,9. Il dato dei colleghi maschi è quasi doppio: 27,9. In Italia ci sono più donne che uomini iscritte all’università, ma secondo le rilevazioni di AlmaLaurea solo il 18% delle ragazze sceglie corsi STEM.

Inoltre, sebbene le poche donne iscritte a corsi STEM si laureino in media con voti più alti e in corso, non ottengono gli stessi risultati nel mondo del lavoro. Secondo un report sul tema redatto dall’Osservatorio Talents Venture e da Assolombarda, il tasso di occupazione a 5 anni dalla laurea degli uomini laureati STEM è più elevato di quello femminile: il 91% contro l’84%.

Ri.MED, fondazione per le biotecnologie e la ricerca biomedica con sede a Palermo e una forte vocazione internazionale, è da sempre in prima linea per colmare il gender gap e rappresenta un esempio nella valorizzazione della componente femminile nella scienza. Donne brillanti e capaci, che conducono importanti progetti di ricerca in ambito medico-scientifico, e contribuiscono in modo determinante al raggiungimento dei risultati di Ri.MED, tra cui 28 brevetti già depositati.

Di seguito i profili di alcune scienziate di Ri.MED:

Alessandra Monteleone, specializzata in un ambito di ricerca tipicamente maschile (codici, simulazioni e algoritmi numerici applicati alla fluidodinamica e non solo), è responsabile dell’area numerica del gruppo Ri.MED di Bioinegegneria, dove si occupa di progettazione di valvole cardiache, un settore caratterizzato da importanti prospettive di trasferimento tecnologico. Alessandra è nata e cresciuta a Carini, il comune che ospiterà il Centro per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica della Fondazione Ri.MED, attualmente in fase di costruzione.

Maria De Rosa, a capo del gruppo di Chimica Medicinale, è un esempio del fenomeno di “attrazione di cervelli” innescato da Ri.MED: lucana di origine, madre e sposata con un ricercatore straniero, ha lasciato il precedente impiego in Svezia per scoprire una nuova Sicilia a vocazione scientifica.

Maria Giovanna Francipane, formatasi all’Università di Pittsburgh, è responsabile dello sviluppo di strategie terapeutiche innovative per ripristinare la struttura e la funzione di tessuti e organi danneggiati, per trovare un’alternativa ai trapianti.

Maria Agnese Morando, da Milano a Palermo passando per Spagna, Messico e Brasile, ha maturato un’eccezionale competenza nell’utilizzo della spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare, una tecnica analitica che permette di ottenere informazioni dettagliate sulla struttura delle molecole. Ri.MED possiede l’unico spettrometro del Sud Italia a 800 MHz e non poteva farsi scappare una risorsa così preparata!

Donne con storie diverse, ma che hanno in comune eccezionali competenze scientifiche e la volontà di contribuire con il proprio lavoro a migliorare la salute dei cittadini e lo sviluppo del territorio.

SCHEDE DI APPROFONDIMENTO

Alessandra Monteleone, Scientist in Computational Bioengineering (nata a Carini, PA, classe ’89)
Consegue il PhD in Ingegneria Idraulica con un progetto sulle simulazioni numeriche per lo studio dell’emodinamica negli aneurismi cerebrali e grazie alla collaborazione con l’Università di Sheffield (UK) approfondisce il processo di trombosi negli aneurismi trattati con dispositivi endovascolari.  Nel 2019 entra a far parte del team Ri.MED, dove lavora come Scientist in Computational Bioengineering, oltre che coordinatrice dell’area numerica e responsabile della piattaforma computazionale del gruppo di Bioingegneria. È specializzata nello sviluppo di nuovi codici di calcolo e metodologie computazionali per simulare fenomeni fisiologici complessi multi-scala e multi-fisica e fa parte del team di sviluppatori del codice di fluido-dinamica computazionale PANORMUS (Università di Palermo). La sua attività è focalizzata su sviluppo e ottimizzazione numerica di approcci terapeutici innovativi e di dispositivi medici, quali protesi valvolari cardiache.
Sono entusiasta di far parte di questo gruppo che sta dando la possibilità a tante donne di avere accesso ad ambiti lavorativi in passato prettamente maschili. Sono orgogliosa di contribuire, insieme alle mie colleghe, a tracciare un percorso scientifico “al femminile”, che possa essere seguito da un numero sempre maggiore di donne! Presto arriverà il giorno in cui anche gli ultimi stereotipi sulla differenza di genere saranno superati e più nessuno si stupirà nel vedere una donna a capo di un progetto computazionale o di bioingegneria. Quel giorno vivremo in una società migliore e il progresso scientifico non avrà più limiti.”

Maria De Rosa, Principal Investigator in Chimica Medicinale (nata a Senise, PZ, classe ’82)
Dopo la laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università La Sapienza di Roma, consegue il PhD in Scienze Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Siena. Parte di questo periodo di formazione è stato condotto in Germania, presso l’Università di RWTH di Aachen, sotto la mentorship di uno dei massimi esponenti della chimica delle sulfoximine, il Prof. Carsten Bolm. Nel 2012 si traferisce in Svezia per lavorare all’Università di Uppsala, prima in qualità di post doctoral researcher e poi come ricercatore indipendente, consolidando la sua expertise nella chimica delle small molecules, dei peptidi e dei peptidomimetici.
Nel 2019, dopo aver trascorso la pausa della maternità in India, vince le selezioni indette dalla Fondazione Ri.MED e rientra in Italia, trasferendosi a Palermo per creare ex-novo il laboratorio di Chimica Medicinale, nonché formare il gruppo di lavoro che attualmente guida in qualità di Pricnipal Investigator in Chimica Medicinale. Le attività di ricerca sono focalizzate sull’identificazione di potenziali modulatori di bersagli terapeutici di interesse. Lo sforzo sintetico ha come risultato la preparazione di librerie di molecole e collezioni di building blocks. Le principali aree terapeutiche di interesse sono le malattie infettive, il cancro e l’infiammazione.
Ho lasciato il mio paese di origine a 18 anni. Le difficoltà incontrate, comprese quelle legate all’essere donna, sono servite a fortificarmi e oggi sono una donna determinata e focalizzata sugli obiettivi. La mia esperienza mi ha insegnato che l’amore per la scienza non conosce distanze, né distinzioni di genere”.

Maria Giovanna Francipane Principal Investigator in Medicina Rigenerativa Epatobiliare (nata a Palermo, classe ’82)
Dopo la laurea in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare e il dottorato in Immunofarmacologia conseguito presso l’Ateneo palermitano, Maria Giovanna vince una Borsa di Studio della Fondazione Ri.MED presso l’Università di Pittsburgh, dove ricopre per cinque anni la posizione di Postdoctoral Researcher. Viene quindi promossa a Research Associate e nel 2017 a Research Assistant Professor, oltre ad essere nominata affiliated faculty member del McGowan Institute for Regenerative Medicine. A Pittsburgh, Maria Giovanna lavora a diversi progetti, incluso uno studio pionieristico sull’uso dei linfonodi come sede di organogenesi per rene e fegato, che ha ispirato un episodio della nota serie televisiva Grey’s Anatomy. Degna di nota la sperimentazione clinica di Fase II che si sta conducendo attualmente negli Stati Uniti per testare l’efficacia terapeutica del protocollo di rigenerazione epatica all’interno del linfonodo.
Nel Luglio 2020 Maria Giovanna rientra a Palermo per costituire il gruppo di Medicina Rigenerativa Epatobiliare presso la Fondazione Ri.MED. La sua attività corrente è focalizzata sullo sviluppo di dotti biliari artificiali per il trattamento di colangiopatie.
ll divario di genere nelle materie STEM pesa ancora molto nel nostro Paese e sono felice di lavorare per una Fondazione che da sempre si batte per promuovere una presenza massiccia di donne nel mondo scientifico. Tornando in Sicilia dopo una lunga esperienza all’estero, spero di incoraggiare altre scienziate a fare lo stesso, affinchè insieme possiamo accrescere la cultura scientifica nel nostro territorio, educando le nuove generazioni alla parità di genere ed al rispetto e alla valorizzazione delle differenze”.

Maria Agnese Morando, Senior Specialist in NMR (nata a Bollate, MI, classe ’80)
Dopo la laurea in Chimica presso l’Università di Pavia, Maria inizia un percorso di formazione all’estero con un dottorato Marie Curie presso l’università Autonoma di Madrid, seguito da due anni di Post-doc presso il Centro Nazionale di Ricerche Oncologiche sempre a Madrid. Dopo un periodo come post-doc all’Università di Città del Messico, ottiene una fellowship di 4 anni al FIOCRUZ e all’Università Federale di Rio de Janeiro. Nel 2018, grazie a Ri.MED, rientra in Italia, a Palermo, come post-doctoral researcher presso il laboratorio di Biologia Strutturale, dove oggi ricopre la posizione di NMR specialist. Ha appreso l’applicazione delle tecniche di risonanza applicate alle biomolecole collaborando con esperti internazionali e visitando numerose Facility nei diversi paesi dove ha lavorato. Le sue attività di ricerca mirano alla comprensione dei meccanismi molecolari alla base di gravi patologie neurodegenerative, oncologiche e infettive, gettando le basi per lo sviluppo di terapie innovative.
Ho avuto l’opportunità di conoscere diversi contesti lavorativi ed ho compreso che il contributo femminile non scaturisce solo dalle competenze delle ricercatrici, ma anche dalle loro doti creative, inventive ed emotive, dalla capacità di adeguarsi a situazioni nuove e di creare un ambiente lavorativo non competitivo. Il cammino è ancora lungo, alcuni stereotipi sono resistenti, ma spetta a noi valorizzare le nostre differenze, che scaturiscono da modi di pensare e di relazionarsi spesso complementari a quelli tipicamente maschili. Da questa diversità può e deve scaturire un arricchimento reciproco, e non solo in ambito scientifico.”

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